Sam3, Città effimera

🇮🇹 Catalog text for Città effimera, Sam3's solo show at Doppelgaenger Gallery, Bari, June 16 2015

L’aver mappato la ricorrenza dei cazzi in un determinato contesto urbano, disegnati come capita su muri, saracinesche o panchine, potrà suscitare reazioni alterne nell’osservatore. La cosa farà sorridere i più coquins, e forse farà storcere il naso ai più pruriginosi. Certo è un’operazione curiosa, tanto più se a dirigerla è un artista, e se il contesto in questione è Barivecchia, dedalo di piccoli e grandi tesori architettonici, di archi e edicole votive, di viuzze e chiese, dove riti e costumi secolari si arrangiano come possono per sopravvivere alla furia rosicchiante della postmodernità. Città effimera non mira però a strappare sorrisi maliziosi, tantomeno a épater le bourgeois. SAM3, che ne è al tempo stesso ideatore e esecutore, compie un lavoro dai precedenti antropologici illustri. Nel 1910, Georges-Henri Luquet catalogava disegni analoghi, reperiti qua e là per Parigi, tra caserme e bagni pubblici. Osservava un legame, estetico e psicologico, tra i disegni osceni degli adulti, l’arte primitiva e l’arte dei bambini, e chiamava réalisme logique l’abilità umana, secondo lui innata, di rappresentare gli attributi corporei ritenuti più importanti. Molti altri studiosi ne hanno seguito le orme nei decenni successivi, e l’operazione di SAM3 sembra quasi inserirsi al confine tra il lavoro di un antropologo e quello di un urbanista. Non è un caso, se questa particolare mappatura ne ha accidentalmente generate altre, come la mappa dei cuori, quella degli archi, o quella delle strade di Barivecchia che, solitamente, non sono mappate. Da qui a farne un discorso estetico, il passo è breve. Soprattutto quando la mappatura mira a censire non tanto un elemento architettonico, quanto l’esistenza di una pratica che, per quanto banale possa apparire, è in realtà tante cose tutte assieme: è la riproposizione di una simbologia primitiva e millenaria, che dalle grotte a oggi, passando per Pompei, non ha mai realmente conosciuto mutazioni. È, molto più semplicemente, una delle tante forme di appropriazione dello spazio urbano. La città: questa eterotopia che trova nell’arte, e in artisti come SAM3, non dico una soluzione ai suoi mille e millenari conflitti, ma certamente la sua migliore chiave di interpretazione e trasfigurazione.

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